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Chiapuzzo e Cappella


CHIAPUZZO E LA CAPPELLA DI SANTA CROCE:
APPUNTI DI UN RACCONTO

Se avessimo la possibilità di riavvolgere il nastro del tempo e ci ritrovassimo nel secolo scorso, negli anni tra le due grandi guerre mondiali, il territorio di Chiapuzzo ci apparirebbe in modo diverso da come siamo oggi abituati a vederlo.
   
                                             













Là dove ancora oggi si trova una edicola con l’effige della Madonna della Guardia, vedremmo un crocevia di tre strade in località Croce di Grino       (o Croce Grino).La prima di queste strade ci condurrebbe a Sassello e più oltre ad Acqui: l’inizio del tracciato di questa prima via è ancora visibile al nostro sguardo. La seconda strada, ci porterebbe a Moretti, ripercorrendo l’attuale tracciato.


Sulla sinistra della carreggiata incontreremmo un edificio (ancora oggi presente) che, fino alla fine del 1800 era adibito a locanda utilizzata come sosta per carrettieri che trasportavano le loro merci. L’insegna di questa locanda è ancora conservata nel fienile dell’abitazione attuale. La terza strada ci condurrebbe a Chiappuzzo e da qui, attraversato Rio Chiapuzzo, a Urbe e più oltre al passo del Faiallo e a Genova. La via principale passerebbe quindi da Chiapuzzo e non tanto da Palo.

Chiapuzzo, soprano e sottano (di sopra e di sotto), in quegli anni era abitato da un centinaio di persone. Le famiglie, molto numerose, vivevano di una economia molto povera legata all’agricoltura e all’attività boschiva. Il bosco forniva legname, funghi e castagne, ma anche fogliame (utilizzato nelle stalle come letto per gli animali).
C’era chi svolgeva attività di carbonaio e una famiglia estraeva pietre che, con l’ausilio di un piccolo frantoio, frantumava e riduceva in ghiaia (ancora oggi salendo verso Morettti è presente una cava). La sabbia, invece, venina estratta dal letto del fiume.

Si trattava quindi di attività manuali, molto faticose, dalle quali nessun componente della famiglia era esonerato (donne e bambini compresi). In
particolare, la raccolta del fieno e delle foglie prevedeva l’utilizzo di ‘Lanzòi’. Si trattava di  grandi riquadri di iuta o di corda intrecciata a mo’ di rete dove veniva riposto il fieno o le foglie. I quattro angoli, raccolti, venivano annodati assieme. Il fardello, così assicurato, era caricato sulle spalle e portato in cascina. Il fieno veniva portato nel fienile raggiunto salendo a piedi una scala a pioli; le foglie, riposte nella stalla.
L’unico aiuto in queste attività era dato dagli animali: più spesso buoi al giogo, a volte cavalli da tiro.
Gli animali, al giogo, trainavano carretti o, nelle attività boschive, le Lèze: due lunghi pali incrociati sul dorso dell’animale le cui estremità toccavano terra (il terreno era abitualmente segnato dalle tracce lasciate da questi pali).

Racconta la tradizione che…

Una sera, un contadino di Chiapuzzo, tal Salvi Gianbattista, ma tutti lo chiamano Zan, sta rientrando dalla dura giornata di lavoro.
Lo immaginiamo con il suo lanzò, caricato sulle spalle. Il carico di fieno gli pesa sulla schiena (la leggenda dice ‘come la croce pesava sulle spalle del Cristo’). Zan non resiste sotto quel peso e, si accascia a terra. Non è un grande frequentatore della chiesa ma, quasi privo di sensi, racconterà, di avere avuto l’apparizione della Vergine che gli avrebbe chiesto di edificare, in quel luogo, una cappella.E’ così che, raccogliendo la collaborazione dei cittadini di Chiapuzzo, l’opera ha inizio. Nel mese di Giugno del 1934 l’opera è compiuta e inaugurata: è la Cappella di Santa Croce. Da quell’anno, ogni 14 di Settembre, festa liturgica della esaltazione della Croce, la gente di Chiapuzzo non mancherà di festeggiare la sua Cappella e il ricordo di Zan.




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